Quante cose si possono fare con una forma di formaggio? La più semplice, e scontata, è quella di tagliarla a fette e poi mangiarla. Provate, invece a lanciarla per strada e a Soriano nel Cimino, in provincia di Viterbo, non vi prenderanno per matti.
L’origine del gioco tradizionale del Ruzzolone è proprio questa. Per gli abitanti delle montagne del Viterbese era una pratica ludica tra le principali della stagione fredda: durante i mesi invernali i montanari si ritrovavano in un campo o lungo una strada a lanciare una forma di formaggio.
Le prime tracce del lancio del Ruzzolone si rifanno ai secoli XV e XVII e testimoniano che questo gioco veniva praticato proprio servendosi di un formaggio o, più raramente, di un disco di legno chiamato appunto Ruzzola o Ruzzolone.
Già nel Medioevo, con l’espressione Ad ruellas, si indicava l’usanza di lanciare il più lontano possibile, per gioco o per scommessa, dischi ed oggetti rotondeggianti.
Sull’Appennino, il lancio del Ruzzolone è stato diffuso dai pastori a cui qualcuno ne accrediterebbe addirittura l’invenzione. Si dice, infatti, che questi, per passatempo, durante le ore di riposo, si divertissero a far rotolare i formaggi da loro prodotti lungo prati e pendii e che, spostandosi nelle loro transumanze, abbiano facilmente trasmesso ad altri tale abitudine.
Col passare del tempo, accanto al formaggio cominciamo a trovare un disco di legno che, pur rispettandone la forma e il peso, non lo sostituisce in modo assoluto.
Oggi la partita del Ruzzolone consiste nel lanciare il disco di legno dal punto d’inizio del percorso al punto di fondo campo, con lanci di precisione che devono centrare delle porte poste poco prima del fondo campo. Non è possibile rimuovere gli ostacoli, naturali o artificiali, che ci sono nel percorso.
L’evento di Ruzzolone più importante nel Viterbese avviene in occasione della festa di Santa Rosa, patrona di Viterbo, il 4 Settembre.