Il gioco piemontese del Barro, praticato a Bussoleno, consiste in una gara sportiva di lancio di un attrezzo, il barro, in legno tornito dalla lunghezza di mezzo metro circa e del peso di 700 grammi.
I concorrenti, che all’epoca medioevale erano esponenti del Consiglio comunale, devono lanciare il barro e centrare il bersaglio posto a terra, da distanze prefissate di 15, 20 e 25 metri. La vittoria va alla squadra che totalizza il miglior punteggio e il vincitore assoluto viene chiamato l’Uomo del Barro.
La gara viene disputata da squadre formate da un massimo di 6 giocatori. Ogni squadra ha a disposizione 18 lanci. Ogni giocatore può fare 3 lanci successivi allo scopo di raggiungere il bersaglio tracciato sul terreno.
l bersaglio è formato da 3 cerchi concentrici del diametro di 60, 120, 180 cm e i punti vengono assegnati a seconda del cerchio in cui va ad infilzarsi il barro: 20 punti nel cerchio esterno, 40 punti quello mediano e 60 nel centro. Sono considerati validi i lanci nei quali il barro si conficca nel terreno con una delle due estremità ma nel caso in cui il barro si pianti su una riga viene assegnato il punteggio più basso, ovvero quello del cerchio di diametro maggiore. Nel caso in cui il barro si pianti sulla riga del cerchio più esterno il punteggiò è 0.
La classifica finale viene stipulata contando, per ogni squadra, il totale dei punti validi realizzati dai lanciatori.
Incerta è l’origine del gioco, non si conosce l’epoca né le motivazioni per cui sia stato inventato ma il libro Magie e Leggende in Valle di Susa di Antonio Zampieri propone un’origine fantasiosa del gioco del Barro. Si narra, infatti, che a Bussoleno vivesse un feudatario, un nobile di nome Alberigo, che esigeva dalle giovani spose lo “jus primae noctis”. Un giorno però, una giovane fanciulla, stanca dei suoi soprusi, lo affrontò e lo colpì al cuore con un fuso tolto dalle mani di una vecchia che stava filando. Il fuso, da umile attrezzo del lavoro, si trasformò quindi in uno strumento di vendetta.
La Festa del Barro è rimasta molto in voga sin nel secolo scorso ed era solita tenersi il pomeriggio di Pasqua.